Il piano di ristrutturazione delle Banche Venete comporterà un inevitabile salasso di posti di lavoro che preoccupa le parti sociali.
Le Banche Venete verranno ‘alleggerite’ di 243 sportelli entro il prossimo 7 dicembre. E’ questa una delle ripercussioni più importanti del piano ristrutturazione voluto da Intesa SanPaolo. 119 di questi sportelli rimarranno aperti ma solo per questioni prettamente logistiche ma saranno innativi, non avranno un direttore e avranno un codice bancario della filiale aggregante.
Le chiusure riguarderanno prevalentemente gli sportelli attualmente attivi in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Lazio mentre in Veneto, la Pop Vicenza e Veneto banca vedranno l’accorpamento di 47 filiali. Secondo una indiscrezione diffusa da MilanoFinanza, il gruppo IntesaSanPaolo è candidato a diventare il partner bancario delle liquidazioni coatte amministrative e di Sga per quanto concerne il portafoglio crediti non performing.
Uno dei nodi da risolvere nel piano di salvataggio delle banche venete, sarà rappresentato dai 9 miliardi di crediti non più in bonis ma che non versano in default totale. L’obiettivo è quello di evitarne il deterioramento cercando di riportarli in bonis.
La chiusura di 243 sportelli potrebbe rappresentare un vero salasso per quanto concerne la perdita dei posti di lavoro. Secondo la Cisl sono ben 900 i lavoratori, che si aggiungerebbero ai circa 3 mila esuberi annunciati da Intesa Sanpaolo.
Il segretario della First Cisl, Giulio Romani, ha ribadito la posizione del sindacato che ritiene inaccettabile che un’imponente operazione di solidarietà nazionale come il salvataggio delle banche venete possa comportare il rischio che 900 persone perdano il loro lavoro. ‘Non intendiamo permettere – ha ribadito Romani in una nota – che accada per i 200 tempi determinati che Intesa non pare intenzionata a confermare e per i quasi 700 dipendenti delle 14 società di Veneto Banca e Popolare Vicenza ora in liquidazione’.