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Banche venete, il Fondo Atlante indisponibile ad erogare nuove risorse

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Banche venete, il Fondo Atlante indisponibile ad erogare nuove risorse

Il salvataggio delle banche venete segna una battuta d’arresto dopo la lettera di Quaestio sgr inviata ai cda delle due banche.

Il rapporto tra banche venete e Fondo Atlante potrebbe deteriorarsi dopo la lettera che Quaestio sgr ha inviato ai consigli di amministrazione della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, con la quale ha preannunciato l’indisponibilità ad investire ulteriormente per completare la procedura di salvataggio.

Questio sgr è la società che gestisce il Fondo Atlante creato dal governo per alleviare le sofferenze bancarie degli istituti di credito italiani che affogano nei debiti. La società lamenta il fatto che nella nuova richiesta di fondi di supporto formulata dalle due banche venete non viene indicato l’ammontare complessivo e non viene chiarito se questa nuova erogazione di risorse sia ‘sia sufficiente a garantire alle banche l’accesso alla ricapitalizzazione precauzionale’. Non si chiarisce, altresi, quale sarà il trattamento delle precedenti erogazioni di Atlante. Insomma, si tratterebbe di una richiesta assolutamente non supportata da elementi concreti e assai generica.

Quaestio sgr ritiene davvero problematico l’investimento di nuove risorse sulle banche venete sia per quanto concerne il capitale che gli Npl, evidenziando disponibilità solo per una cifra inferiore ai 50 milioni .
Il fondo Atlante 2 ha già effettuato investimenti preliminari per 450 milioni per acquistare junior tranche delle cartolarizzazioni. E’ stato lo stesso presidente di Quaestio, Alessandro Penati, a firmare di proprio pugno la missiva inviata alle due banche venete.

A proposito di questa dura presa di posizione sul fondo Atlante, è intervenuto Carlo Messina, il ceo di Intesa San Paolo che ha evidenziato come si renda sempre più necessario un intervento statale per evitare il collasso delle banche in sofferenza.
‘I privati hanno perso già molti soldi – ha dichiarato Messina – e dunque occorre attivare il prima possibile l’intervento pubblico già definito’. La partita che si sta giocando sul futuro del nostro sistema bancario è ancora aperta e adesso la palla passa al governo.