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Cresce a dismisura il debito cinese: niente più prestiti a chi investe all'estero

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di Redazione

03/08/2017

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Li Xinping ha ordinato il blocco dei prestiti alle grandi aziende che investono all'estero per porre un freno al debito cinese.

Il debito cinese sta assumendo sempre più i contorni di una mina vagante, in grado di mettere in serio pericolo la tenuta dell'economia globale. La necessità di ridurre il corposo debito che ha colpito le grosse corporation cinese è il tema all'ordine del giorno che assilla il presidente cinese, Xi Jinping.0 I timori che una grossa bolla speculativa aleggi sul sistema economico cinese, e soprattutto che possa 'esplodere' da un momento all'altro, rappresenta un rischio non solo per l'economia cinese, ma potrebbe avere ripercussioni sull'economia globale. Aziende come Dalian Wand Group, Anbang Insurance Group e Hna Group stanno conoscendo una pericolosa fase involutiva sotto l'aspetto dei conti, che non lascia presagire nulla di buono. Le grosse acquisizioni all'estero effettuate dai grossi gruppi industriali cinesi, hanno comportato un indebitamento per circa 14 miliardi di dollari. Numeri che hanno indotto le banche cinesi a stringere i cordoni della borsa, limitando i prestiti a coloro che vogliono investire all'estero per favorire la circolazione di denaro interno. Pochi analisti si sono sbilanciati su cosa accadrà adesso, dopo la decisione di bloccare gli investimenti all'estero dei grandi gruppi. In pochi credono che questa politica restrittiva possa aiutare davvero la Cina a rialzare la testa. L'enorme debito che grava sulle aziende cinesi unito ai timori che Trump possa mettere in atto i propositi di dichiarare una guerra commerciale contro la Cina, rimangono due incognite che possono fare sprofondare l'economia cinese verso il baratro. I numeri attuali non incoraggiano gli investitori a premere sull'acceleratore per acquistare obbligazioni. Il debito cinese, pur essendo di dimensioni importanti, non ha comunque inciso sul pil che è tornato a rialzare la testa nel 2017. Nel secondo trimestre, è cresciuto del 6,9% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, andando ben al di là delle fosche previsioni degli analisti.
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