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Crisi italiana? Le prospettive la vedono durare fino al 2021

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di Redazione

28/12/2019

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L'afflusso di nuovi crediti inesigibili in Italia rimarrà ai livelli pre-crisi nei prossimi due anni, anche se smetterebbe di diminuire a causa di un rallentamento economico, secondo le previsioni dell'Associazione bancaria italiana (ABI) di venerdì. Nel suo nuovo rapporto pubblicatp, fornito insieme alla società di rating del credito Cerved, ABI ha dichiarato che i livelli di crediti deteriorati (NPL) a società non finanziarie sono scesi come previsto nel 2019, raggiungendo il 3,1%.

Cosa indica questo nuovo risultato?

"Tale risultato premia gli sforzi compiuti dal settore bancario negli ultimi anni, confermando la sua solidità complessiva", ha dichiarato il direttore generale dell'ABI Giovanni Sabatini in una nota. Per il futuro a breve termine, il rapporto prevedeva che la mancanza di crescita interna avrebbe avuto un impatto negativo sulla tendenza al ribasso positiva, "aumentando leggermente il tasso di deterioramento dei crediti in bonis fino al 3,3 percento nel 2021 contro il 3,1 percento nel 2019". Tuttavia, il tasso di deterioramento dei prestiti in questo periodo rimarrebbe "al di sotto dei livelli pre-crisi (3,6 percento in media tra il 2006 e il 2008)", ha precisato il rapporto.

Economia sostenibile nel 2019

Considerando i dati forniti dalla Banca d'Italia, l'ABI-Cerved Outlook ha osservato la tendenza al ribasso della raccolta di crediti in sofferenza "è proseguita a un ritmo rapido nel 2019". I tassi di deterioramento delle società non finanziarie hanno mostrato "una contrazione significativa sia nel primo trimestre che nel secondo trimestre del 2019, allontanandosi sempre di più dai picchi negativi raggiunti nella crisi economica (7,5% entro la fine del 2012)", ha spiegato. Più in particolare, il tasso di deterioramento complessivo dei prestiti è sceso al 3,1 per cento nel primo trimestre e al 2,9 per cento nel secondo trimestre di quest'anno, rispetto al 3,3 per cento e al 3,4 per cento negli stessi periodi del 2018, rispettivamente. Tale miglioramento è stato registrato in tutto il paese, anche se è rimasta una differenza significativa tra le regioni con le migliori prestazioni nel nord-est (2,3 per cento) e le peggiori nel sud (4,4 per cento). Analizzando la tendenza del 2019 anche per settori, ABI-Cerved ha evidenziato che l'edilizia ha continuato a migliorare il proprio stock di NPL, rimanendo tuttavia "il settore più rischioso e l'unico che non ha ancora raggiunto i livelli pre-crisi degli NPL". Tuttavia, il settore delle costruzioni è stato anche il settore in cui i tassi di deterioramento stavano diminuendo più rapidamente, dal rapporto del 4,7% nel 2018 al 4,3% nel 2019, confermando così una tendenza positiva in corso dal 2014, quando aveva raggiunto un picco dell'11%".   D'altra parte, la produzione ha interrotto un declino positivo di cinque anni nel 2019, salendo al 2,5 percento dal 2,4 percento dell'anno precedente e rimanendo lontano dai livelli pre-crisi (3,3 percento) e dal picco del 2012 (5,9 percento) ". "Il problema dello stock di crediti deteriorati nei bilanci delle banche è stato risolto, dopo i duri anni della crisi (finanziaria globale)", ha dichiarato l'amministratore delegato Cerved Andrea Mignanelli. Il fatto che le previsioni indicassero un leggero aumento dei nuovi crediti deteriorati non era considerato preoccupante per il settore bancario, ha aggiunto, perché rifletteva una stagnazione dell'economia italiana. "In uno scenario così debole, le banche possono ancora recuperare i margini di profitto concentrandosi su innovazione e digitalizzazione", ha sottolineato Mignanelli. Ha suggerito che questa strategia consentirebbe alle banche di aumentare i loro prestiti alle piccole imprese - che costituivano la spina dorsale dell'economia italiana, la terza più grande della zona euro - nonostante il ristagno.

Previsione a breve termine nello scenario lento

Secondo le previsioni, i tassi di deterioramento dei prestiti delle società non finanziarie "aumenteranno leggermente" nei prossimi due anni, e in particolare dal 3,1 per cento alla fine del 2019 al 3,3 per cento alla fine del 2021. Ciò si basava su uno scenario macroeconomico in cui il prodotto interno lordo (PIL) italiano dovrebbe rimanere quasi piatto nel 2019 e crescere di meno dell'1% nel 2020-2021, hanno spiegato ABI e Cerved. "Tale aumento (nei tassi di deterioramento dei prestiti) influenzerà le aziende di tutte le dimensioni, tutti i settori produttivi e tutte le aree territoriali", hanno scritto. La prospettiva prevedeva che gli afflussi di nuovi crediti deteriorati tra le grandi società sarebbero aumentati "di cinque decimali, stabilizzandosi al 2 percento" entro la fine del 2021. Le medie e piccole imprese raggiungerebbero il 2,2 percento nello stesso periodo, mentre le microimprese "rimarrebbero le più rischiose, con tassi al 3,5 percento".

Un accenno ai settori produttivi

Per quanto riguarda i settori produttivi, il rapporto prevedeva che la costruzione avrebbe comunque registrato la più alta percentuale di nuovi NPL alla fine del periodo di previsione (2021), mentre la produzione e i servizi avrebbero mostrato un aumento più limitato. A novembre, la Banca d'Italia ha dichiarato che le proiezioni del governo italiano di una crescita del PIL dello 0,6 per cento nel 2020 sono apparse "ragionevoli" e hanno previsto una crescita dell'1,0 per cento almeno nel 2021. Insomma si tratterebbe di aspettare il tempo che passa in quest'anno e capire come e se ci saranno risvolti positivi per l'economia nostrana. Nel frattempo non resta che sperate in una buona ondata di novità, complice della quale dovrebbe essere in particolare lo Stato.
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