L’economia mondiale è oggi effettivamente in calo a causa della crisi finanziaria? Questa è la domanda che si pongono in tanti e che forse ha una risposta positiva e rincuorante. Pare infatti che siano tutti i presupposti per aspettarsi che l’attuale rallentamento sia destinato a non durare.
Il calcolo degli economisti
Bloomberg Economics, Deutsche Bank AG e Morgan Stanley sono tra coloro i cui economisti calcolano che il trend in calo toccherà il fondo in questo trimestre o il prossimo. Dopodiché ci aspetta un livello di un’accelerazione più avanti nell’anno.
“Dopo aver messo in pausa la Federal Reserve, la tregua del commercio e lo stimolo per la Cina stiamo cercando di affrontate la depressione nel primo trimestre. A quel punto saremo pronti per la ripresa anche se molto moderata”, ha dichiarato Tom Orlik, chief economist presso Bloomberg Economics.
Banche centrali pensano al salvataggio
Guidati dalla Fed, molte banche centrali hanno rallentato la politica monetaria o introdotto nuovi stimoli, lenendo i timori degli investitori di un rallentamento. Il presidente della Fed, Jerome Powell, sostiene che insieme ai suoi colleghi metterà tutto l’impegno nell’aumentare i tassi di interesse. Dal suo canto, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi non sa se davvero quest’anno sia quello della ripresa. Per cui ha presentato una nuova serie di prestiti a basso costo per le banche.
Altrove, le autorità in Australia, Canada e Regno Unito sono tra quelle che hanno adottato un approccio all’economia globale più attendista. La Cina, al suo Congresso Nazionale del Popolo questo mese, ha segnalato la volontà di allentare le politiche monetarie e fiscali per sostenere l’espansione.
Si possono fare soldi facili?
Essendosi rafforzate alla fine dello scorso anno, in parte spingendo la Fed a ripensare a nuove prospettive, le condizioni finanziarie si sono allentate. Dopo aver toccato un minimo di 2 anni e mezzo in dicembre, l’indice Bloomberg delle condizioni finanziarie statunitensi, che misura il livello generale di stress finanziario nei mercati monetari, obbligazionari e azionari, da allora è rimbalzato.
Riflettendo il punto di vista più positivo degli investitori più positivo, quest’anno c’è stato anche un rimbalzo delle azioni. L’S&P 500 ha guadagnato quasi il 20% dal minimo di dicembre, mentre il Composite di Shanghai è aumentato del 22% circa.
Un allentamento della forza del dollaro USA rispetto al 2018 ha anche dato sollievo ai mercati emergenti, facendo pressione sui responsabili politici per proteggersi dalla fuga di capitali. I numeri di credito per Cina e Giappone a febbraio sono aumentati in maniera esponenziale rispetto a nemmeno un anno fa.
Numeri non così deprimenti: è crisi o no?
L’indicatore di crescita globale di IHS Markit è salito a febbraio da un minimo di 28 mesi e, in quanto dato incoraggiante, si è registrato un miglioramento nella valutazione della domanda. La sua misura di servizi a livello mondiale è andata in ripresa anche a febbraio per la prima volta in tre mesi. L’indice di sorpresa di Citigroup per l’area dell’euro, che è stato uno dei punti deboli dell’economia globale, è rimbalzato alla sua migliore lettura in quasi cinque mesi.
In Cina, il mese scorso è stata migliorata la misurazione dei nuovi ordini nell’indice dei responsabili degli acquisti di produzione. Mentre la Germania ha ottenuto buone notizie su un aumento dei livelli idrici sul fiume Reno. Un calo lo scorso anno ha interrotto il traffico commerciale, colpendo l’industria e aggiungendo altri fattori temporanei che hanno spinto l’economia verso una vera e propria recessione.
La tendenza a fare trading
Gli investitori sono stati tutti protesi a puntate il duro verso la discordia politica, e in particolare sulla guerra commerciale globale. Il che ha spinto le imprese e i consumatori a ridimensionarsi. Una misura di imprevedibilità in 20 paesi è entrata nell’anno a livello di record.
Ma il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso di non imporre un altro giro di tariffe alla Cina il 1° marzo e ci sono segnali che lui e il presidente cinese Xi Jinping potrebbero presto raggiungere un accordo commerciale. Un modello progettato dall’Institute of International Finance per tracciare il commercio degli Stati Uniti in tempo reale ha mostrato segnali di stabilizzazione dall’inizio di quest’anno.
Le paure del commercio globale sono esagerate, così come le preoccupazioni che la crescita globale possa rallentare in modo significativo, come spiegano gli esperti.
Guadagni di lavoro
Anche con il deludente rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti di febbraio, il mercato del lavoro globale continua a stringere i denti, dando una ragione per sperare che i consumatori continueranno a spendere. JPMorgan Chase & Co. stima che la disoccupazione nelle nazioni sviluppate sia ora al minimo di 40 anni del 5% e destinata a ridursi ulteriormente.
Ciò significa che la banca prevede che i salari cresceranno del 3,2% nell’ultimo trimestre di quest’anno, il più veloce recupero per qualsiasi punto nell’espansione decennale e quasi un punto percentuale più veloce rispetto allo stesso periodo del 2017.
Quali sono le prospettive per il futuro
Il Fondo Monetario Internazionale prevede ancora una crescita globale del 3,7% quest’anno e del 3,5% nel 2020, una buona occasione per questa fase d’espansione. Lo stratega della Deutsche Bank Alan Ruskin sostiene anche che c’è motivo di essere più ottimisti di quanto suggeriscano i titoli dei giornali. L’economia cinese, per esempio, è cinque volte più grande la sua dimensione nel 2000, il che significa che un tasso di crescita del 6% ora equivale al 30% di allora.
Quando si effettuano confronti a lungo termine, i livelli assoluti e le variazioni diventano ancora più importanti della prospettiva limitata fornita dalle variazioni percentuali si legge dalla banca.