Economia italiana: qual è il suo stato di salute?
di Redazione
25/01/2016
Con l 'arrivo del 2016 si apre naturalmente uno degli interrogativi più importanti per quanto riguarda il nostro paese, che puntuale si ripete ogni anno: qual è lo stato di salute dell'economia italiana?
Nonostante lo stato di precarietà e debolezza che ha investito anche altri paesi europei, tra cui Spagna, Portogallo, Irlanda, e soprattutto Grecia, ancora alle prese con le manovre finanziarie che la stanno portando a recuperare maggiore stabilità, si può comunque dire che l'Italia stia attraversando uno stato di flebile ripresa, come suggerito dalle parole di Pier Carlo Padoan, il nostro Ministro della Finanza.
Tutto ciò malgrado le prospettive di Confindustria, che come sappiamo non si sono rivelate poi così ottimistiche, riducendole all'esiguo valore dello 0,8%. Più lusinghiero il rapporto dell'Unione Europea, che si attende una crescita del prodotto interno lordo per il 2016 di una percentuale dell'1,5; nonostante le aspettative dell'anno passato fossero state sconfessate in seguito ad un trimestre conclusivo del 2015 non molto allettante, in cui la crescita dello 0,3% ha raggiunto il picco dello 0,2%.
I principali analisti italiani ed europei concordano comunque nel pensare che l'Italia debba innanzitutto svincolarsi dalla recessione mondiale, prima che abbia inizio uno dei suoi ulteriori cicli temporali, trascinando il paese in una morsa da cui sarà ancora più difficile sottrarsi, considerata la crisi ancora presente. Il problema si fa comunque più pressante considerando che uno dei nostri più importanti motori trainanti della ripresa, l'export italiano, non ha ancora raggiunto i livelli sperati, complice la presenza di una Germania che ha assorbito gran parte delle esportazioni e di una generale assenza di innovazione dei mercati emergenti.
Diversi economisti ritengono che alla base di una crisi così radicata ci sia una debolezza di fondo dell'economia italiana iniziata ben prima della cosiddetta "crisi dell'Euro", accentuatasi con l'impossibilità di affrontare tutte le sfide proposte dalla nuova moneta. Un cambiamento di mentalità radicale, e di abitudini nei consumi, sembra quindi essere la ricetta proposta nel 2016 per aiutare l'Italia a sostenere una ripresa che fino ad oggi è purtroppo tardata ad arrivare.
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