Fiscal Compact: ecco cos'è e perchè viene criticato dalla politica italiana
di Redazione
12/07/2017
Ecco perchè Matteo Renzi e le altre forze politiche hanno preso di mira il fiscal compact voluto dall'Ue per superare la crisi dei debiti sovrani.
Le recenti dichiarazioni di Matteo Renzi contro il fiscal compact, hanno rinverdito i vecchi rancori dei paesi più in difficoltà dell'Ue contro il provvedimento che impone ai paesi membri, nuovi vincoli per ottenere il pareggio di bilancio. Ai tempi in cui venne approvato nel nostro paese, il fiscal compact ottenne largo consenso da parte di quasi tutte le forze dell'arco costituzionale, salvo poi venire attaccato quotidianamente dalle stesse forze politiche di ogni area e tacciato di essere la causa prima di tutte le difficoltà economiche del nostro paese. Il fiscal compact venne approvato dai 25 dei 28 stati membri il 30 gennaio del 2012. Solo Gran Bretagna e Repubblica Ceca si schierarono apertamente contro il provvedimento che entrò in vigore nel 2013 dopo la ratifica dei Parlamenti dei vari stati. Con la ratifica del fiscal compact in pratica diventò costituzionale il vincolo per ogni stato di poter sostenere una quantità di spese pari alle entrate. Questo provvedimento fu necessario anche in virtù della crisi dei debiti sovrani europei del 2010 che mise a dura prova la tenuta dell'Ue. Quasi tutti i partiti votarono compatti a favore del fiscal compact quando il presidente del consiglio era Mario Monti. Solo Lega Nord e Italia dei valori si opposero al provvedimento, votando in modo contrario. Tra gli obblighi previsti dal fiscal compact anche l'obbligo per ogni singolo stato membro di perseguire il pareggio di bilancio a partire dal 2014 (per l'Italia). I paesi membri hanno anche assunto l'obbligo di non superare la soglia di deficit strutturale superiore a mezzo punto di Pil, oltre all'impegno di ridurre drasticamente il rapporto tra deficit e Pil. L'ex premier Renzi ha contestato quella parte del fiscal compact che impone di tornare a un rapporto deficit/Pil del 3%. Una norma che, secondo il segretario del Pd, costituisce un freno agli investimenti e alla ripresa economica dei paesi membri.Articolo Precedente
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