Jobs Act e mutui per l’acquisto della prima casa: cos’è cambiato rispetto a prima?
di Redazione
30/06/2016
Lasciamo stare il capitolo dei lavoratori a termine che da sempre rappresentano una categoria di persone che vivono una difficoltà nell’ottenere un mutuo per acquistare la casa, mettere su famiglia, costruirsi un futuro; Concentriamo il ragionamento sulle persone, poche, che riuscivano ad avere un lavoro con un contratto a tempo indeterminato. Alla luce dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970, costoro, a meno di colpe gravi, crisi aziendali o gravi eventi, avevano il posto di lavoro sicuro, il che significava anche, per le Banche, una certa garanzia che facilitava la concessione di un mutuo.
Oggi, grazie allo Jobs Act le banche non hanno più queste certezze, perché il lavoratore può essere licenziato con una certa leggerezza. La conseguenza pratica di tutto questo è una certa chiusura delle Banche il contrario di quello che il Governo nazionale e le Istituzioni finanziarie Europee si aspettavano: un allentamento delle restrizioni da parte delle Banche a favore dell’economia reale.
Oggi le Banche difficilmente concedono più del 50% del valore dell’immobile come entità del mutuo, a meno che non vi sia una fidejussione, una terza persona garante; allora si può pensare di arrivare al massimo all’80%. Un bel risultato, non c’è che dire; lavoro meno sicuro e più difficoltà a comprare la casa. Miliardi di Euro investiti dallo Stato, soldi nostri, per ottenere questo.
Articolo Precedente
Mediolanum propone diverse soluzioni per il mutuo
Articolo Successivo
I riflessi dell’uscita della Gran Bretagna dall’UE sui mutui. Cambierà qualcosa?
Redazione