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L'Europa cerca il clone di Draghi

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di Redazione

23/06/2019

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Il prossimo ottobre, Mario Draghi lascerà la presidenza della Banca centrale europea (BCE) dopo aver guidato con successo quella istituzione negli ultimi sette anni. La cosa lascia attoniti. Lo farà in un momento in cui l'Europa rischia di affrontare le sfide economiche più difficili. Se tali sfide devono essere soddisfatte con successo, la BCE dovrà essere guidata da qualcuno con la visione e la creatività di Mario Draghi. Pertanto in un ottica di rammarico per la fine di un mandato così importante, la speranza è di trovare un sosia, un clone dell'attuale presidente.

Chi serve al timone?

Sulla scorta di quanto fatto da Draghi, l'economia europea non può permettersi di avere qualcuno al timone che proverebbe a fare della BCE un clone della Bundesbank ultra-ortodossa e conservatrice. Non a caso, aarebbe un eufemismo osservare che Mario Draghi è stato un presidente della Bce estremamente creativo e di successo. È stato lui che nel 2012 ha salvato da solo l'euro nel bel mezzo della crisi del debito sovrano dell'Eurozona. Lo ha fatto girando drammaticamente sui mercati dicendo che avrebbe "fatto tutto il necessario" per salvare l'euro. Per dare sostanza alle sue parole, ha convinto un riluttante consiglio della BCE a procedere con la creazione di uno strumento di transazione monetaria definitivo che ha dato alla BCE tutta la potenza di fuoco necessaria per il salvataggio di uno qualsiasi dei suoi paesi membri.

Le gesta di Draghi e quelle del successore

Mario Draghi è anche accreditato per aver progettato un'eventuale ripresa economica europea. Contro la strenua opposizione della Germania, la più grande parte interessata della BCE. Non solo, ma ha guidato pure la BCE ad adottare una politica del tasso di interesse allo 0% e un programma di allentamento quantitativo che in relazione al PIL eclissava quello della Federal Reserve. Poco dopo la sua assunzione delle redini della Bce, il successore di Mario Draghi subirà probabilmente un battesimo con il fuoco. Ciò non sarà semplicemente perché molto probabilmente si troverà di fronte a un marcato rallentamento dell'economia europea. Piuttosto, sarà perché si troverà di fronte a una strana costellazione di grandi rischi che hanno un'alta probabilità di materializzarsi bene entro il primo anno della sua presidenza. Tra i rischi più immediati che il nuovo presidente della BCE potrebbe dover affrontare verrebbe dal Regno Unito. Mel peggiore dei casi, il Regno Unito potrebbe uscire dall'Europa senza un accordo sulla scadenza del 31 ottobre per un accordo sulla Brexit. Ciò avrebbe conseguenze devastanti per l'economia del Regno Unito, che è uno dei principali partner commerciali dell'Europa. In uno scenario più favorevole ma ancora serio per l'Europa, il Regno Unito potrebbe essere costretto a elezioni anticipate e divisorie che potrebbero avere un impatto negativo sulla fiducia degli investitori del Regno Unito e creare un contesto commerciale europeo più difficile.

La questione americana delle tariffe: come andrà a finire?

Un altro rischio che potrebbe presto materializzarsi potrebbe essere l'imposizione statunitense di tariffe di importazione sulle automobili europee. Questa possibilità è stata sottolineata dalla recente determinazione del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti che le importazioni di automobili europee costituiscono un rischio per la sicurezza nazionale e dalla minaccia del presidente Trump di imporre una tariffa del 25% sulle importazioni europee entro la fine dell'anno. Inutile aggiungere che tali tariffe porteranno un duro colpo a una debole economia europea in generale e ad un'economia tedesca in difficoltà in particolare. Di gran lunga il rischio più grave che un nuovo capo della BCE potrebbe affrontare sarebbe una ricorrenza della crisi del debito sovrano europeo in un paese come l'Italia. Essendo circa 10 volte la dimensione dell'economia greca, l'Italia potrebbe rappresentare una minaccia esistenziale per l'euro.

E a proposito di Italia: l'influenza degli sviluppi politici nostrani

I recenti sviluppi politici in Italia suggeriscono che sarebbe sconsiderato liquidare una prima recidiva della crisi del debito sovrano europeo. Il suo governo populista ora sembra essere in rotta di collisione con la Commissione europea mentre insiste sul taglio delle tasse. Lo sta facendo nonostante il fatto che metterebbe la montagna del debito pubblico già grande in Italia su un percorso chiaramente sostenibile. Non è nemmeno incoraggiante il fatto che il governo italiano stia giocando con l'idea di introdurre una valuta parallela sotto forma di titoli di stato di piccole dimensioni che potrebbero essere utilizzati per i futuri pagamenti fiscali. Di fronte a così tanti rischi reali per le prospettive economiche europee in un momento in cui l'economia europea sta già rallentando, la BCE dovrà essere sia flessibile che attivista.

Le pressioni tedesche

Bisogna sperare che l'Europa sia in grado di resistere alle pressioni tedesche per scegliere un nuovo presidente della BCE che proverebbe a plasmare la BCE nell'immagine rigida della Bundesbank, ostacolando così la sua capacità di affrontare la prossima crisi economica europea. Insomma appare arduo il compito designato per il successore di Draghi. Se pare che quest'ultimo, in sette anni, sia stato un buon timoniere salvando in calcio d'angolo situazioni pericolose, cosa farà l'erede? È per questo che in Europa sperano di designare un successore degno delle gesta di Draghi che con lo stesso carisma possa far fronte a specifiche situazioni. Soprattutto alla luce delle difficoltà che nei mesi a seguire potrebbero attanagliare l'Europa. Ecco quindi che la speranza è di vedere la BCE muovere i passi sulle orme già segnate da Draghi, così che i singoli stati europei non finiscano con il peggiorare la loro situazione di per sé critica. Intanto Draghi sistemerà le ultime cose fino ad ottobre.
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