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Mutui: sempre più a tasso fisso e surrogati

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di Redazione

01/03/2016

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In continua crescita il numero di mutui a tasso fisso accesi in Italia, parallelamente al numero di mutui surrogati richiesti dai mutuatari agli istituti di credito. Cambiano quindi le preferenze dei richiedenti italiani, in termini di durata temporale, importo delle rate e prospettive future di rimborso del mutuo, fattori che rendono la situazione generale relativa ai prestiti molto complessa, considerando anche la maggiore popolarità di un istituto quale la surroga, ovvero la sostituzione della banca concessionaria del mutuo con un’altra richiedente condizioni di rimborso più favorevoli, senza che vengano sopportate particolari commissioni di trasferimento.

Già in questo primo bimestre dell’anno è possibile notare un drastico cambiamento nell’atteggiamento dei clienti delle banche al momento dell’accensione di un mutuo: se durante l’anno precedente la percentuale di coloro che richiedeva mutui a tasso fisso si attestava non oltre il 39,1%, i mutui stipulati con tasso fisso a Febbraio 2016 dimostrano quasi un raddoppiamento della cifra in questione, che si trova al 60% circa. Il tutto coronato da un tasso d’interesse, relativo all’accensione di mutui per abitazioni, che si attesta sul 2,48% medio.

La situazione ha quindi portato molti clienti degli istituti bancari a ricercare condizioni nettamente migliori, in modo da ricercare interessi più bassi approfittando della congiuntura di mercato positiva da questo punto di vista. L’istituto della surroga del mutuo continua perciò ad attrarre nuovi clienti, portando la percentuale delle sostituzioni tra istituti bancari al 13% circa. Diminuiscono inoltre i mutui a tasso variabile, e parallelamente si constata un ulteriore aumento dei mutui accesi per l’acquisto di un immobile, che costituiscono ad oggi circa l’83% del paniere complessivo dei finanziamenti.

Ancora estremamente ridotti i mutui di durata inferiore ai 10 anni: se la loro percentuale non si discosta dallo 0,2%, è altrettanto vero che a dominare sono i mutui pluriennali con scadenza entro 30 anni dalla stipula: un periodo di tempo che le banche difficilmente saranno disposte ad allungare nel breve termine, in quanto giudicato ancora troppo rischioso in termini di rimborso.

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