Nuovo forfait e minimi: quale regime è più conveniente?

A poca distanza dall'introduzione del nuovo regime a forfait, la domanda che tutti i professionisti si pongono è se il primo diventerà più conveniente del secondo o, di contro, se i minimi saranno più convenienti del forfait. Ebbene, la risposta è tutt'altro che semplice. Vediamo nel dettaglio alcune delle principali caratteristiche.

Per quanto concerne l'imposta sostitutiva, l'aliquota triplica: si passa infatti dal 5% dei minimi al 15% del forfait. Un incremento della percentuale relativa all'imposta sostitutiva che potrebbe far storcere il naso agli attuali minimi: di conseguenza, è stata prevista una rete di protezione per gli attuali minimi, che potranno scegliere di rimanere nel regime fino alla conclusione del quinquennio, e comunque non oltre il 35esimo anno di età.

Tuttavia, a compensare tale aumento di tassazione c'è anche la riduzione di un terzo del reddito imponibile per chi avvia una nuova attività, la possibilità di avere dipendenti e la possibilità di fare esportazioni.

Insomma, i contribuenti che aderiranno al regime agevolato potranno anche sostenere spese per il personale (ma con un capitale di 5 mila euro annui) ed effettuare cessioni all'estero (elemento che prima era vietato ai minimi).

Cambieranno inoltre anche le possibilità di ingresso nel regime: il limite dei vecchi 30 mila euro dovrebbe infatti lasciare spazio a soglie differenziate sulla base dell'attività, con un capitale di 15 mila euro per i professionisti, per gli intermediari del commercio, per le costruzioni e per le attività immobiliari, fino ad arrivare ai 40 mila euro per i servizi di alloggio e di ristorazione, o ancora per i commercianti all'ingrosso e al dettaglio.

Oltre a tali soglie, attenzione anche ai coefficienti di redditività, pari al 40% per il commercio al dettaglio, al 67% per gli artigiani, al 78% per i professionisti, e così via, nella determinazione dell'imponibile su cui pagare l'imposta.