Pensioni, è ancora scontro tra governo e sindacati sul trattamento minimo

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Ape Volontaria

Il nodo legato alle future pensioni degli attuali giovani che ricadranno interamente nel sistema contributivo, fa discutere governo e parti sociali.

Il tema delle pensioni è diventato quantomai scottante nell’agenda politica del governo. Cosa accadrà ai giovani attuali, quando tra vent’anni saranno costretti a dover lasciare il proprio posto di lavoro ? L’aumento dell’aspettativa di vita dovrebbe portare l’età considerata della vecchiaia a 67 anni ed è proprio su questo tema che governo e parti sociali stanno dibattendo in questi giorni. I sindacati hanno richiesto la sospensione degli scatti legati all’evoluzione demografica, ma al momento la strategia del governo rimane quella d’attesa in vista dei dati Istat che verranno diffusi ad ottobre.

Appare cosa ardua pensare che le stime Istat possano contraddire le stime di marzo scorso che porteranno inevitabilmente a quel famoso gradino dei 5 mesi. Se passasse la posizione delle parti sociali, il rischio è quello che il nostro paese, dopo gli sforzi per recuperare la credibilità agli occhi degli osservatori internazionali, faccia un notevole passo indietro. Non si potrà non tenere conto anche degli allarmi lanciati dal presidente dell’Inps, Boeri, secondo il quale, qualora passasse la tesi dei sindacati, la spesa pensionistica crescerebbe a dismisura. Il nodo rimane quello legati ai giovani che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, che ricadrebbero totalmente nel sistema contributivo per vedersi riconosciuta la pensione.

Il rischio è quello che l’entità di queste pensioni che verranno pagate possa essere ben al sotto della soglia della povertà, non garantendo il giusto trattamento per garantire una vita dignitosa. Il tema delle pensioni rimane ancora caldo e non si escludono colpi di scena in autunno. Si pensa ad un trattamento minimo da 650 euro mensili anche per coloro che non hanno maturato i requisiti.