Segnalazioni antiriciclaggio: cronaca di un flop annunciato

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In Italia l’obbligo di segnalazioni antiriciclaggio non ha prodotto i risultati sperati in materia di contrasto alle attività illecite.

L’Italia è uno dei paesi dove è carente la segnalazione antiriciclaggio, l’iniziativa che dovrebbe consentire di limitare l’uso di contante finalizzato a foraggiare attività illecite. Basti pensare che nell’anno 2016 sono state effettuate solo poco più di 100 mila segnalazioni (per la precisione 101.065) a fronte di circa 35 milioni di conti correnti aperti.

Una percentuale che sfiora lo 0,3%, davvero esigua rispetto agli altri paesi dell’Ue. La norma che prevede la segnalazione antiriciclaggio era nata inizialmente per contrastare le operazioni sospette di organizzazioni di stampo mafioso. Solo dopo il concetto di ‘illecito’ si è allargato, ricomprendendo anche le ipotesi di terrorismo e di evasione fiscale.

Sulle operazioni considerate sospette è stato introdotto l’obbligo da parte delle banche di effettuare segnalazioni all’Unità di informazione finanziaria per l’Italia (Uif). L’Uif è un organo istituito presso la Banca d’Italia. I soggetti coinvolti (fra i quali anche intermediari finanziari, avvocati, notai e commercialisti) sono obbligati a dovere inviare la segnalazione all’Uif ogni volta che hanno ragionevoli motivi per sospettare la presenza di operazioni finalizzate ad evadere il fisco o a finanziare attività illecite o terroristiche.

Ogni volta che un soggetto deposita cifre anomale rispetto ai movimenti giornalieri che è solito fare, l’operatore è tenuto a chiedere al cliente da dove provenga il denaro. Qualora la risposta non soddisfi l’operatore per assenza di prove certe, questi è tenuto ad effettuare la segnalazione all’Unita di informazione finanziaria per l’Italia pena il rischio di essere sanzionato penalmente. L’unico obbligo che ha la banca è quello di effettuare la segnalazione dell’anomalia.

Una volta ricevuta la segnalazione, l’Uif effettua l’analisi finanziaria e successivamente valuta la rilevanza ai fini della trasmissione agli organi investigativi e della collaborazione con l’Autorità giudiziaria. Il tasto dolente di questo meccanismo è che troppo spesso dall’Uif trapelano le indiscrezioni sulle segnalazioni soprattutto quando questi soggetti sono clienti di banche segnalanti di un certo spessore. Ciò che accade poi è ovvio. Il cliente segnalato va a protestare con l’istituto finanziario e spesso chiude anche il conto. Da qui la necessità di rendere la segnalazione anonima per far si che questo sistema possa funzionare correttamente, facendo dell’Uif un vero e proprio filtro.