Rating: anche Fitch non promuove l’Italia, troppo alto il debito pubblico

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Fitch

Fitch non ha apprezzato appieno gli sforzi compiuti dal governo italiano, ribadendo le perplessità già manifestate da Moody’s.

Anche Fitch, dopo Moody’s, non ha alzato il livello del rating nei confronti dell’Italia, nonostante gli sforzi compiuti dal governo per ridurre il debito pubblico e i dati lusinghieri inerenti la produzione industriale. Il giudizio che fu espresso nel mese di aprile è stato sostanzialmente confermato. Il report, che porta la firma di Douglas Winslow ed Alex Muscatelli non porta grosse novità sullo scenario dei mercati, le aspettative rispetto al giudizio già espresso da Moody’s alcune settimane fa erano molto modeste rispetto all’ipotesi di un upgrade.

Fitch apprezza il fatto che il mercato italiano abbia già iniziato a diversificare e che il livello di indebitamento privato è rimasto nella norma, nonchè lo sforzo da parte del Governo di non dare corso all’aumento dell’IVA ed il tentativo di efficientamento fiscale.
Rimangono nodi irrisolti l’elevato debito pubblico, il Pil che cresce in modo troppo ridotto e le criticità del nostro sistema bancario.

La presenza costante di queste variabili non hanno consentito a Fitch di concedere l’upgrade al rating dell’Italia.
Non va comunque trascurato il fatto che il rapporto deficit/PIL in ogni caso fa ben sperare per il futuro, anche se Fitch valuta ancora debole la crescita nel medio lungo termine, se confrontata con i progressi fatti registrare dagli altri paesi che stanno cogliendo meglio le opportunità offerte dalla ripresa economica.
Fitch ha concentrato il proprio focus e sul modo con il quale il piano di salvataggio delle banche e MPS fino a Veneto Banca e Popolare di Vicenza hanno pesato sui bilanci dello Stato.
L’invito di Fitch è sempre quello: occorre arginare l’enorme montagna di debito pubblico. Gli interventi finora adottati hanno avuto un impatto modesto.